giovedì, 1 Maggio 2025

Un aggravio per le famiglie oneste, abituate a pagare, di circa 20 euro all’anno.

A Palermo aumenta la Tari: “E io pago!”

Di fronte all’ennesimo aumento della Tari, la sensazione che si diffonde tra i palermitani onesti è la stessa di sempre: pagare le tasse è diventato un atto di ingenuità, se non addirittura una punizione. A Palermo, solo il 50% circa dei cittadini versa regolarmente la tassa sui rifiuti. L’altro 50% – metà città – si sottrae impunemente ai propri doveri. Eppure, ancora una volta, la scure dell’austerità si abbatte proprio su chi fa il proprio dovere.

L’amministrazione ha approvato un aumento che, seppur mitigato da un trasferimento della tassa di soggiorno, comporterà comunque un aggravio per le famiglie: in media 20 euro l’anno. Una cifra apparentemente modesta, ma simbolicamente pesante, perché si aggiunge ad una cifra già alta di suo, e ad una lunga catena di rincari che colpisce sempre gli stessi: quelli che pagano.

La retorica del “non ci sono alternative” ormai non regge più. I numeri parlano chiaro: ogni anno, l’evasione Tari costa alle casse del Comune circa 60 milioni di euro. Più del doppio dell’aumento appena approvato. È dunque evidente che, anziché spremere i contribuenti regolari, l’unica strada credibile, giusta e strutturale sia una vera offensiva contro l’evasione.

Le tecnologie per stanare gli evasori esistono. Si può incrociare il catasto con le utenze, applicare il principio “chi produce rifiuti deve pagarne lo smaltimento”, utilizzare i dati delle forniture idriche ed elettriche come indicatori di occupazione. Serve una task force dedicata, una cabina di regia stabile, che lavori non a colpi di blitz estemporanei, ma con metodo e continuità.

In parallelo, si dovrebbe premiare chi si comporta correttamente, con sconti e incentivi reali – non solo promesse – per chi conferisce nei centri di raccolta o partecipa alla differenziata. L’equità fiscale non può essere uno slogan da campagna elettorale: deve diventare la base di una nuova alleanza tra amministrazione e cittadini.

Continuare a colpire chi paga è non solo ingiusto, ma pericoloso. Alimenta la sfiducia, logora il senso civico, incentiva l’evasione anziché combatterla. “Gli altri non pagano? Da adesso non pago nemmeno io”.

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