Il Quotidiano di Palermo non potrà documentare dal vivo l’evento musicale più atteso dell’anno in città: il concerto di Radio Italia previsto per il 27 giugno al Foro Italico. A comunicarcelo è stata direttamente la produzione dell’evento, con una email tanto cortese quanto vaga, nella quale si legge che, “a causa della disponibilità limitata di accrediti”, la nostra richiesta non può essere accolta.
Una motivazione piuttosto opaca. Perché parlare infatti di “disponibilità limitata” quando l’evento si tiene in uno degli spazi aperti più vasti di Palermo? Perché negare l’accesso a una testata locale che quotidianamente racconta e documenta ciò che accade in città?
Il sospetto – diciamolo chiaramente – è che il motivo sia un altro. Solo pochi giorni fa, il nostro giornalista Michele Cusumano ha firmato un articolo critico proprio su questo evento, evidenziando l’assurdità di un concerto gratuito ma accessibile solo su accreditamento, una scelta che di fatto limita la partecipazione popolare. Un evento nato per essere “di tutti” che invece si è trasformato in qualcosa di selettivo, blindato, riservato.
Ed ecco che, a pochi giorni da quell’articolo, arriva il diniego all’accredito. Una coincidenza? Forse. Ma chi conosce bene certi meccanismi di gestione degli eventi – soprattutto quando si muovono sponsor, televisioni e grandi produzioni – sa che le coincidenze sono spesso solo un alibi elegante per mascherare un’esclusione mirata.
Non esiste – è vero – alcun obbligo giuridico a concedere un accredito stampa. Ma negare l’accesso a un giornale locale, critico ma rispettoso, è un atto che lede il diritto all’informazione. È un gesto che puzza di ritorsione, o perlomeno di fastidio verso chi non si limita ad applaudire ma prova, ancora, a fare giornalismo.
Con questo rifiuto, non si punisce solo una testata, si punisce la città. Si priva il pubblico palermitano di un racconto autentico, indipendente, non mediato dalle veline promozionali. E in tempi in cui l’informazione è sempre più addomesticata, far tacere una voce libera è un gesto grave.