giovedì, 24 Aprile 2025

Quando il dolore si confonde con il bisogno di apparire

A San Pietro preghiere ma anche foto, video e selfie col Papa morto

È una coda lunghissima quella che da ore si snoda per le vie intorno alla Basilica di San Pietro. Migliaia di fedeli, provenienti da ogni parte del mondo, sono giunti a Roma per rendere omaggio a Papa Francesco, scomparso il giorno di Pasquetta a causa di un ictus emorragico. Il suo volto sereno, esposto al pubblico in una camera ardente sobria e solenne, è diventato in queste ore meta di pellegrinaggio, preghiere, ma anche di smartphone puntati e flash indiscreti.

L’attesa per accedere alla salma del Pontefice può durare anche sei ore. Un tempo lunghissimo che molti riempiono con il raccoglimento, il silenzio, le lacrime. Ma non tutti. Colpisce – e lascia l’amaro in bocca – il comportamento di quanti, una volta giunti davanti al corpo senza vita del Papa, decidono di immortalare il momento con una fotografia, una videochiamata o addirittura un selfie, con lo sfondo del feretro.

Una scena squallida che si ripete a ogni passaggio: un cellulare si alza, uno sguardo veloce alla fotocamera, in alcuni casi perfino un sorriso, e poi click. Qualcuno sussurra:“Eccolo, lo vedi?”.

È il segno, amaro, di un tempo in cui il bisogno di testimoniare ogni cosa – anche il dolore – rischia di travolgere il senso profondo degli eventi. Dove perfino la morte è un’occasione da condividere. Non con Dio, ma con i follower. Soprattutto se il defunto è un Papa o, come accadde qualche anno fa in Argentina, Diego Armando Maradona.

Proprio Papa Francesco, da sempre critico verso le derive narcisistiche della società digitale, avrebbe riconosciuto in queste scene il volto di una società malata di apparenza. Lo aveva detto lui stesso, anni fa:

“Quanta gente vive per apparire, vive per la vanità, per essere vista. È la cultura dell’apparenza, in cui sembra più importante farsi vedere che essere”.

Selfie col papa morto
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