In vantaggio, svantaggio, rivantaggio e pari finale. Como fu, Como non fu, i rosa tornano con un punto dalla gita al lago. Tre gol segnati, nove nelle ultime tre partite: tanti, decisamente tanti. Tre gol subìti, otto nelle ultime tre: troppi, decisamente troppi.
Pigliacelli 6. Nel primo tempo, schiffaramento e location gli permettono la lettura di diversi capitoli de I Promessi Sposi. Prende tre gol nei successivi quarantacinque minuti più per fuoco amico che per disattenzioni proprie. Anzi, in pieno recupero salva pure su Cerri e, quando può, sfrutta le sue doti da centroportiere metodista per lanciare i compagni in contropiede.
Graves 7. Appoggi, marcature, diagonali e gol! Partita da rivedere in loop per tanto tempo per la controfigura di Beavis del famoso cartone animato.
Nedelcearu 5. Arrugginito come una Malaxa del ‘51, tiene Gabrielloni a distanza Covid in occasione del raddoppio lariano. Avrebbe l’attenuante che non vedeva il campo dai tempi di Giagnoni, ma anche l’aggravante di sbagliare proprio nei rudimenti che insegnano nelle prime pagine del manuale del centrale difensivo.
Marconi 4. Sfrutta il primo tempo a trazione anteriore del Palermo per non fare danni. Nel secondo tempo, lascia segnare Cutrone libero come una farfalla svolazzante su un prato, prende un giallo sulla trequarti avversaria utile come una fermata della metropolitana nel deserto ed a tempo scaduto è più ingenuo di Bambi a dare un colpettino a palla lontanta a Curto dal quale ne viene fuori un bel rosso diretto ed il rigore del pari definitivo.
Lund 5. Per il “Butthead” della mancina, invece, la spia della benzina segna rosso fisso. Gioca gare ufficiali da marzo, ci può stare. Probabilmente in società questa cosa è sfuggita…
Dal 46° Aurelio 4. Il Como sfonda a sinistra più del PCI alle elezioni del 1984 e dalle sue parti pare l’open bar di una discoteca di Palma de Maiorca. E alla fine riescono a bere proprio tutti.
Henderson 6. Un buon primo tempo sull’onda della prestazione collettiva. Nulla da raccontare durante i falò di Ferragosto, sia chiaro, ma un po’ di dinamismo in più rispetto alle precedenti uscite, sì.
Dal 60° Vasic 5,5. Rientra in campo in un momento complicato della partita, con poco spazio per ghirigori e necessità di tanta sostanza. Pochina, onestamente.
Gomes 7. Assist-man “a cu pigghiu, pigghiu” nell’occasione del primo vantaggio rosa e interno di rottura “a cu pigghiu, pigghiu” fin quando il fisico regge. Buona partita.
Dal 77° Stulac 6. Pronti-via e subito un assist per il “Maradona del Subbuteo”. Poco altro, però.
Segre 7. Il Dottore non si ferma più. Crossate qualsiasi cosa, dai frigoriferi alle cassapanche, e lui la colpirà di testa segnando. Aggiungete corsa e polmoni ed ecco qua il Segre di inizio stagione.
Insigne 6. Si vede poco, è vero. Ma il sinistro che nel primo tempo si stampa sulla traversa è un capolavoro di balistica che avrebbe meritato miglior sorte.
Dal 86° Mateju s.v. Perchè – se disponibile – anche un minuto, ma deve giocare. Tutto il resto è chiacchiericcio.
Di Francesco 6,5. Gol freddo e corsa calda fin quando ce n’è. Arrufone su un contropiede frutto di un lancio di Pigliacelli.
Dal 60° Di Mariano 5,5. Non si vede e non si sente. Impalbabile, leggero, etereo.
Brunori 6,5. Non segna, ma fa segnare. Sul primo gol il suo movimento fa da specchietto per le allodole, sul secondo pennella un cross delizioso come un panettone artigianale.
Corini s.v. Deve chiedere e chiedersi perché una squadra che domina per un tempo intero, diventi la pessima copia della brutta copia della brutta copia nei successivi quarantacinque minuti.