Altro che bipolarità! Il Palermo visto a Como è quanto di meglio e quanto di peggio si possa chiedere a questa squadra. Cinico e qualitativo, impacciato e deficitario, spietato e pivello. Insomma, difficile capire se da quel ramo del lago di Como i rosa portino via un ottimo punto o ne abbiano inopinatamente persi due. Ma è Natale, volemosebbene, consoliamoci, consolidiamoci e osserviamo con una bella tazza di tè in mano come il DNA rosanero sia ormai assolutamente british: ancora una volta la media inglese è stata rispettata.
Palermo subito arrembante con Marconi che di testa va vicino al gol dopo appena 50 secondi, messo bene in campo e con un pressing alto che al Como non lascia né spazio né tempo per giocare. Il vantaggio rosa è una diretta conseguenza. Al 16°, infatti, Gomes si traveste nel connazionale Lavoisier ed al grido di “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” muta una bella verticalizzazione per Brunori in un assist al bacio per Di Francesco: l’ex Lecce è freddo e impallina il lariano Semper. Il gol del Palermo non scuote il torpore lombardo che, placido come il lago, lascia alla squadra di Corini il pallino del gioco, tutte le stecche e i gessetti. Tant’è che il raddoppio è mancato solo questione di centimetri: al 27°, infatti, Insigne lascia partire un sinistro che l’estremo difensore biancoblù tocca quanto basta per evitare la debacle. Cenni di vita lariani dopo il 30°, ma tutto limitato ad un paio di corner: Pigliacelli può tranquillamente proseguire la lettura dei Promessi Sposi. Il Palermo tiene e contiene un Como dalla veemenza di un pensionato in coda all’ufficio postale e, dopo un minuto di recupero, si va al riposo riposando.
Quattro novità ad inizio ripresa: Gabrielloni e Chaja per Cassandro e Baselli, per i padroni di casa, Aurelio al posto di Lund nel Palermo e, complessivamente, tutto il bel Palermo della prima frazione rimasto negli spogliatoi. L’inizio del secondo tempo, infatti, è la fotocopia del primo ma a parti invertite: trentaseconditrenta e Cutrone, libero come una rondine a primavera, batte Pigliacelli. Il Palermo ci mette un po’ a riprendersi dalla botta, anzi non si ripiglia proprio. Marconi e Nedelcearu si fanno ammonire nel giro di un paio di minuti – giusto per ricordare a tutti perché non sono più la coppia titolare – è il Como a fare la partita ed al 57° la ribalta: a sinistra Aurelio è a suo agio come Giuseppe Conte ad Atreju e lascerebbe crossare anche gli assiepati – si fa per dire – nella gradinata del Sinigaglia e Gabrielloni, marcato in area con la durezza di una creme caramel lasciata sul balcone a Palermo il 18 di agosto, purga Pigliacelli. I rosanero al 60° decidono di uscire dagli spogliatoi e prima vanno vicino al pari di nuovo con Di Francesco e poi riequilibrano il risultato con un colpo di testa del Dottor Segre su cross di Brunori. Cambi in casa Palermo: al 69° Di Mariano ed il redivivo Vasic prendono il posto di Di Francesco e Henderson e – con la partita che cala drasticamente di intensità – è naturale che al 77° arrivi lo Stulac-time (al posto di Gomes). Proprio dai piedi dello sloveno parte una punizione morbida dalla trequarti sulla quale Graves incorna e riporta avanti i ragazzi di Corini. Ultime mosse per Fabregas e Corini: Cerri per Cutrone e Verdi per Da Cunha per il Como, Mateju per Insigne nel Palermo. Al 90° – a palla lontana – colpetto di Marconi su Curto (che intanto lascia posto a Iovine) in area rosanero. Il VAR decide di infliggere l’ennesimo colpo mortale al gioco del calcio e Pairetto – oltre ad espellere il centrale rosanero – concede il calcio di rigore: Verdi spiazza Pigliacelli e rimette tutto ancora una volta in parità. Il Como prova a sfruttare uno dei tanti punti deboli del Palermo, ossia il tempo di recupero e prima con Cerri e poi con l’ex Sala arrivano vicini al gol del possibile 4 a 3. Fortunatamente di tempo non ce n’è più: è 3 a 3 tra Como e Palermo.