Il gip Angela Lo Piparo ha deciso che Alì El Abed Baguera, cameriere tunisino di 32 anni su cui pende la gravissima accusa di avere ucciso il collega algerino Badr Boudjemai con tre colpi di pistola, dovrà restare in carcere.
L’omicidio è avvenuto venerdì scorso in via Roma. Badr, da molti conosciuto col soprannome Samir, stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro al ristorante Appetì ma qualcuno lo ha seguito. All’altezza delle poste centrali, un uomo che indossava una felpa con cappuccio ha estratto una pistola e gli ha sparato tre volte. Due pallottole hanno trafitto il giovane algerino al torace, la terza gli ha bucato la testa. Samir e Alì El Abed lavoravano come buttadentro in due ristoranti di via Emerico Amari divisi tra loro da alcune fioriere. Sembra che i due da tempo litigassero proprio per ragioni lavorative, su chi doveva accaparrarsi i turisti delle navi da crociera che ormeggiano il giovedì al porto di Palermo. Un movente futile ma che potrebbe essere la causa della rabbia che ha spinto il tunisino ad armarsi e uccidere.
La prova dell’omicidio secondo il procuratore aggiunto Ennio Petrigni e secondo il sostituito Vincenzo Amico sarebbe nelle riprese delle telecamere di videosorveglianza. Nelle immagini si vede un uomo col volto coperto dal cappuccio di una felpa nera. Dalle perquisizioni dei carabinieri peró in casa del presunto assassino non sono stati trovati né l’arma del delitto né la felpa. Il gip ha disposto la misura cautelare in carcere. Interrogato per più di tre ore in caserma aveva detto: “Non mi rovino la vita per un cliente in più”. Difeso dall’avvocato Salvino Caputo, davanti al Giudice per le indagini preliminari si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il legale ha annunciato che chiederà una consulenza per i video che la procura porta come prova per la convalida dell’arresto.