Us Città di Palermo, rinviati a giudizio i fratelli Tuttolomondo

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Bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio, falso e ostacolo alle funzioni di vigilanza della Covisoc. Con queste accuse sono stati rinviati a giudizio i fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo, che nel 2019 rilevarono l’Us città di Palermo dall’ex patron Maurizio Zamparini, con la promessa, mai mantenuta, di risollevare le sorti del club rosanero.

La storia, invece, racconta ben altro: documenti taroccati, crediti che sarebbero dovuti arrivare da alcune società del gruppo Arkus, millantati acquisti di società in realtà estinte diversi anni prima.

Il tutto portò al fallimento del Palermo Calcio, e ai conseguenti svincoli forzati di tutti i giocatori presenti in rosa, data l’impossibilità di iscrizione al campionato di serie B. Lega e Covisoc, infatti, “non ritenevano sussistenti i requisiti minimi previsti dalla normativa”.

Prima che la barca affondasse e la società, a seguito di istanze sia della Procura che dei giocatori i cui stipendi non erano stati pagati, venisse dichiarata fallita – la nota del Gip ai tempi delle prime indagini – gli imprenditori, i suoi collaboratori e alcuni professionisti, svuotarono le casse dalle liquidità rimaste”.