«La Rap costa al contribuente 120 milioni e dal riciclo riesce a recuperare meno di 1,9 milioni, cioè l’uno per cento? Come può essere competitiva, tra l’altro, una società che scopre che 101 suoi dipendenti si sottraggono a ogni forma di controllo e di dovere?».
È visibilmente arrabbiato Roberto Lagalla, presente a Palazzo Comitini, provvisoriamente sede del consiglio comunale. Il riferimento in aula è alle ultime vicende che hanno investito la partecipata del Comune di Palermo: 101 dipendenti sono indagati per il solito scandalo del cartellino e due addirittura per aver rubato gasolio da alcuni mezzi dell’azienda che si occupa dei rifiuti in città. Un’indagine, quella dei carabinieri, che ha portato alla luce una situazione vergognosa, considerando che 101 dipendenti sono circa il 10% del totale. Al momento solo 18 hanno subito provvedimenti dalle autorità giudiziarie Una società che ha già criticità elevate per via della carenza di personale e di mezzi, e degli ultimi incendi a Bellolampo, che trova ad affrontare adesso un’altra difficile situazione interna.
«Io ho il massimo rispetto per la pubblica natura per un’attività, ma ancora di più per i cittadini – tuona il sindaco -. O la Rap decide definitivamente di diventare azienda oppure non possiamo più andare avanti così. O c’è una inversione di tendenza oppure dovremo ripensare la natura pubblica di Rap e di altre partecipate». Senza mezzi termini Lagalla lancia una sfida: o si cambia regime o si va in mano ai privati.