Nessuna interdittiva antimafia, ma probabilmente solo per salvare il salvabile. È quanto emerge dalle 12 pagine del provvedimento del Prefetto di Palermo che nomina un collegio di tre esperti che per 12 mesi terrà sotto controllo le attività della Mondello Immobiliare Italo Belga S.A., che da oltre un secolo gestisce la spiaggia di Mondello, ottenendo nel tempo concessioni demaniali marittime che le hanno consentito di amministrare stabilimenti e lidi. La società è stata sottoposta ad un procedimento prefettizio perché negli ultimi anni annovera tra i suoi dipendenti 21 persone con familiarità diretta con clan mafiosi palermitani. Il Gruppo Interforze Antimafia (GIA) ha evidenziato tali vincoli di parentela con esponenti mafiosi di vertice, in particolare del mandamento di Resuttana-San Lorenzo.
Non si tratta di accuse penali dirette ai vertici societari, ma di un contesto relazionale che, secondo la normativa antimafia, non può essere ignorato. La legge infatti consente al Prefetto di estendere gli accertamenti anche ai soggetti che, pur non avendo ruoli gestionali, possono influenzare indirettamente le scelte dell’impresa.
I legami familiari e il rischio di permeabilità
L’elenco riportato nel provvedimento è impressionante: tra i dipendenti stabili e stagionali figurano figli, nipoti, fratelli e coniugi di personaggi condannati per associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti e persino omicidio.
Quelli già noti, grazie alle denunce del quotidiano La Repubblica, del deputato Ismaele La Vardera e del giornalista Massimo Giletti, sono Salvatore Genova, reggente del mandamento di Resuttana, condannato a 18 anni nell’operazione “Resurrezione”, zio o fratello di diversi dipendenti. Bartolo Genova, già condannato a 12 anni per mafia, ha lavorato nella società ed è marito di una dipendente stagionale. Altri rapporti di parentela diretta di dipendenti stagionali e stabili della Italo Belga, emergono con le famiglie Biondino, Mancuso, Cusimano, Lo Cascio, Vernengo, Sammarco, tutte riconducibili a storici clan palermitani.
Il quadro che ne risulta, dunque, è quello di una permeabilità ambientale: la società, pur non avendo vertici compromessi, si trova circondata da un tessuto familiare e sociale che la espone al rischio di condizionamenti mafiosi.
Il nodo G.M. Edil
Un ulteriore elemento critico che viene fuori dal provvedimento della Prefettura di Palermo, è rappresentato dai rapporti con la società G.M. Edil S.r.l.s., costituita nel 2021 e amministrata da Rosario Genova, dipendente della Mondello Immobiliare e nipote di Salvatore Genova. La G.M. Edil, già esclusa dalle white list antimafia, ha intrattenuto rapporti commerciali quasi esclusivi con la Mondello Immobiliare negli anni 2024 e 2025, impegnando la quasi totalità del proprio fatturato.
Tra l’altro, viene sottolineato dalla Gia, le quote societarie della G.M. Edil sono passate a Giulia Colaianni, ex coniuge di Benedetto Alerio, ritenuto prestanome del boss Genova. Tra i dipendenti della stessa società figurano soggetti condannati per mafia. Questo intreccio societario rafforza l’idea di una contiguità indiretta con ambienti criminali.
La misura di prevenzione collaborativa per non interrompere le attività
Il Prefetto ha scelto di non adottare un provvedimento interdittivo, che avrebbe comportato la sospensione delle concessioni e la paralisi dell’attività. Ha invece optato per la misura di prevenzione collaborativa, introdotta nel Codice Antimafia (art. 94 bis). Si tratta di uno strumento innovativo, pensato per “bonificare” aziende non del tutto compromesse, accompagnandole in un percorso di riallineamento alla legalità. In pratica, la società continuerà a operare, ma sotto la supervisione di tre commissari esperti, con prescrizioni mirate a interrompere rapporti sospetti e a rafforzare i controlli interni.




