Si chiude con un bilancio positivo per la nostra regione la vendemmia 2025, grazie alle favorevoli condizioni climatiche, secondo Assovini Sicilia. Le precipitazioni invernali e autunnali, come riporta un comunicato diffuso recentemente dall’associazione di vitivinicoltori, hanno garantito buone riserve idriche nel suolo e a maggio le piogge hanno sostenuto la fase vegetativa. L’estate è stata mite, senza picchi eccessivi di calore, come conferma Antonio Rallo, winemaker dell’azienda di famiglia Donnafugata che ha sede anche a Contessa Entellina, nel palermitano: “Nel complesso, – ha dichiarato – l’intera annata agraria, le buone piogge e l’assenza di temperature alte prolungate nel tempo, hanno determinato le condizioni migliori per esprimere le caratteristiche tipiche dei nostri vitigni nei diversi territori”.
Buone notizie anche dal territorio catanese: “L’annata 2025 sull’Etna è stata un’annata che ci darà tanta soddisfazione nei vini che berremo – afferma Serena Costanzo, enologa dell’azienda Palmento Costanzo -. Le condizioni climatiche sono state favorevoli per il ciclo fenologico delle piante”. Soddisfazione viene espressa anche in altre zone della Sicilia e da ciò si intuisce che berremo ottimi vini dalla maturazione equilibrata.

Oggi tecniche agronomiche avanzate
Per fare il punto della situazione sulla vendemmia e sulle prospettive legate al mercato dei vini siciliani e del territorio palermitano, abbiamo intervistato Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia e Alberto Tasca, al vertice della Fondazione Sostain che ha come obiettivo lo sviluppo e la sostenibilità della viticoltura siciliana.

La presidente di Assovini
In che modo la varietà climatica siciliana influisce sulla capacità di adattamento della viticoltura dell’isola ai cambiamenti climatici?
“Le varietà autoctone siciliane si sono dimostrate resilienti ai cambiamenti climatici e questa caratteristica tipica dei nostri vitigni come Nero d’Avola, Grillo, Nerello Mascalese, gioca a favore della vitivinicoltura siciliana e soprattutto dei vitigni autoctoni. Inoltre, determinate tecniche agronomiche avanzate oggi consentono di gestire al meglio alcune conseguenze del cambiamento climatico come l’estrema siccità”.
Quali sono le principali sfide per l’export dei vini siciliani in un mercato globale sempre più competitivo?
“Le sfide sono legate all’attuale contesto geopolitico caratterizzato da conflitti e tensioni, da una situazione economico-sociale che ha posto un freno ai consumi; dalla crociata contro il vino che non distingue l’uso dall’abuso e dimentica che il vino è, prima di tutto, un prodotto culturale”.
Come può la Sicilia utilizzare la diversità dei suoi territori per differenziare e rafforzare la propria presenza nel mercato internazionale del vino?
“Puntare sulla nostra straordinaria varietà e biodiversità. La Sicilia è un continente composto da un mosaico di continenti vari. Ogni territorio è caratterizzato da specificità uniche e da uve che sono espressione del territorio. La Sicilia racconta una storia unica legata al vino perché è capace di mettere insieme persone, natura, cultura, famiglie, territorio”.
Su questo tema interviene anche Alberto Tasca, presidente della Fondazione Sostain
“La Sicilia – afferma – è una delle regioni più diversificate d’Europa in termini di clima, ma anche di suoli ed altitudini: questa varietà – ne è testimone la vendemmia che qui dura più di 90 giorni – è un grande punto di forza, perché offre ai produttori molte possibilità di gestione e di adattamento. La disponibilità di climi e territori diversi – prosegue – permette di modulare le pratiche agronomiche, scegliere varietà più adatte ai diversi contesti e ottimizzare l’uso dell’acqua e delle risorse in generale. Questo rende la viticoltura siciliana naturalmente flessibile e pronta ad affrontare scenari climatici in evoluzione. Inoltre, l’Isola è la regione italiana con i livelli più alti di biodiversità. A ciò si affianca un impegno crescente verso modelli produttivi sostenibili, sostenuti anche dal programma SOStain. SOStain – conclude Alberto Tasca – offre strumenti concreti sia per migliorare l’adattamento sia per ridurre l’impatto ambientale: dalla bottiglia leggera CentoperCento Sicilia all’efficienza energetica, dalla tutela della biodiversità fino al divieto di diserbo chimico e tanto altro ancora. Sono scelte misurabili e trasparenti, che rafforzano la resilienza delle aziende del vino e contribuiscono a valorizzare l’immagine della Sicilia come territorio vitivinicolo responsabile”.
La situazione nel palermitano
Alberto Tasca, Fondazione Sostain
Come potrebbe il cambiamento climatico influenzare la produzione di vino nel territorio palermitano nei prossimi anni?
“Nel Mediterraneo stiamo osservando alcune tendenze – come periodi più caldi o irregolarità nelle fasi vegetative – che richiedono una maggiore attenzione nella gestione dei vigneti. Per un territorio come quello palermitano, però, queste sfide possono essere affrontate con strumenti già disponibili: una cura più mirata del suolo, una gestione efficiente delle risorse idriche e tecniche agronomiche capaci di preservare freschezza ed equilibrio delle uve. Il 2025 si profila come un’ottima annata, e questo dimostra la capacità del territorio di rispondere bene anche in contesti climatici dinamici. L’importante è continuare a investire in adattamento e innovazione, così da garantire qualità e identità territoriale anche in futuro”.
Quali strategie possono adottare i produttori palermitani per valorizzare i vini locali sui mercati internazionali?
“La competitività internazionale si fonda, secondo me, su alcuni pilastri: qualità costante, sostenibilità verificabile e una narrazione chiara del territorio. I mercati esteri cercano vini autentici, legati a una storia e a un contesto riconoscibile. Oggi i consumatori valutano non solo la qualità del vino, ma anche i valori e la coerenza di chi lo produce. In questo senso, chi saprà parlare in modo trasparente del proprio impegno per ridurre gli impatti e costruire relazioni solide potrà rafforzare la propria presenza all’estero, anche nei momenti di maggiore volatilità globale”.
Come può il legame tra territorio e tradizione vitivinicola del Palermitano essere comunicato efficacemente ai consumatori globali?
“Il modo migliore è raccontare ciò che rende questo territorio unico: i vigneti, le famiglie del vino, le tecniche agronomiche maturate nel tempo e contestualizzate al territorio, la scelta di un modello produttivo sempre più sostenibile. Il Palermitano – e la Sicilia in generale – possiede un’identità mediterranea ricchissima, fatta di storia, grandissima biodiversità, paesaggio, cultura gastronomica ed estetica. Portare questi elementi dentro il racconto del vino crea una connessione autentica con i consumatori e rafforza il valore percepito delle nostre produzioni”.
Vitivinicolo e olivicolo comparti strategici
“Il comparto vitivinicolo e quello olivicolo – ha spiegato Tommaso Di Matteo, direttore di Sprint Sicilia, Sportello regionale per l’internazionalizzazione del sistema delle imprese, nel corso dell’iniziativa “Sapore di tradizioni” di Confagricoltura – sono asset strategici per la proiezione internazionale dei nostri territori. La loro valorizzazione – ha aggiunto Di Matteo sempre in riferimento ai due comparti strategici – passa attraverso una collaborazione sinergica tra Regioni, associazioni di categoria e imprese, e momenti di confronto come questo sono essenziali per attuare e rafforzare la crescita delle nostre aziende sui mercati globali. Investire nell’internazionalizzazione di queste filiere – ha concluso – significa generare sviluppo, occupazione e identità territoriale”.




