Cresce in Sicilia l’interesse per il settore agricolo da parte delle nuove generazioni. Tanti giovani, spinti dall’amore per la terra, scelgono di avviare attività agricole puntando su qualità, sostenibilità e innovazione, ma devono fare i conti con costi di avvio elevati, difficoltà di accesso ai finanziamenti, burocrazia e cambiamenti climatici.
Per affrontare questi temi, il Quotidiano di Palermo ha intervistato Edoardo Orlando, presidente dei giovani di Confagricoltura Anga Sicilia, e la vicepresidente Clelia Panci.
L’intervista a Edoardo Orlando
Presidente, allo stato attuale, i giovani siciliani che intendono intraprendere l’attività di agricoltori sono agevolati oppure incontrano ostacoli? E quali azioni andrebbero introdotte per superarli?
“Attualmente i giovani siciliani che vorrebbero investire in agricoltura possono accedere tramite la programmazione comunitaria regionale, cioè il Piano di Sviluppo Rurale Sicilia, del quale sono in fase di pubblicazione le varie misure. Ci sono anche agevolazioni nazionali rivolte ai giovani agricoltori tramite Ismea, ma il problema principale è l’accesso al credito, le cui procedure dovrebbero essere più snelle.
Noi, come giovani di Confagricoltura Anga, cerchiamo in tutti i modi di informare i nostri associati sulle opportunità disponibili, ma, in attesa del Psr, molti giovani possono investire solo con capitali propri, ricorrendo ai canali bancari. Anche lì, però, l’accesso al credito non è semplice. Ci vorrebbero meno burocrazia e più misure che ci consentano di avviare un’impresa: piani di ammortamento, sostegni reali e concreti”.
Confrontando le aziende agricole guidate da giovani con quelle tradizionali, quali sono le innovazioni tecnologiche o commerciali introdotte dalle nuove leve? E come Confagricoltura Sicilia intende valorizzarle?
“Un giovane che si approccia al mondo agricolo ha sicuramente una visione più moderna e tecnologica. Molti stanno investendo in colture fino a pochi anni fa impensabili, rese oggi possibili anche dai cambiamenti climatici, come l’avocado, o in sistemi innovativi come l’idroponica, che consente un notevole risparmio idrico.
Come Confagricoltura Anga supportiamo i nostri associati in tutte le fasi di sviluppo, promuovendo un approccio innovativo che tocca vari aspetti: dalle nuove tipologie di impianti arborati — come avocado, mango e le prime piantagioni di banane in Sicilia — alla vendita online e alle energie rinnovabili”.
Si registra dunque un incremento dell’interesse verso le colture tropicali?
“Assolutamente sì. È uno dei settori che più ci interessa, poiché richiede un approccio innovativo e garantisce una redditività diversa rispetto alle colture tradizionali come frumento, leguminose e olive. Purtroppo, le colture classiche non sono più viste come un’opportunità d’investimento: la volatilità dei prezzi, le rese basse e l’incertezza del raccolto non fanno sperare in un futuro florido per il comparto. Un decennio fa era quasi impensabile coltivare frutti tropicali in Sicilia. Oggi è una realtà in costante crescita”.

Come immagina il ruolo della Sicilia nell’agricoltura mediterranea nei prossimi dieci anni? E quale contributo potranno dare i giovani agricoltori per renderla competitiva, sostenibile e attrattiva per nuovi investimenti?
“Riguardo alla competitività, se riuscissimo — pur tra mille difficoltà — a riconvertire le nostre aziende in produzioni redditizie, potremmo ampliare la superficie agricola utilizzata e generare più reddito per l’indotto.
Quanto alla sostenibilità, coltivare in Sicilia significa ottenere un prodotto migliore rispetto ad altri territori, grazie al clima e alla diversificazione produttiva. Per l’attrattività servono meno burocrazia, più accesso al credito, ascolto e sostegno concreto a chi vuole investire e restare nella propria terra”.
Obiettivi e sfide dei giovani agricoltori nel territorio palermitano. L’intervista a Clelia Panci
Considerando il contesto della provincia di Palermo, quali sono le problematiche principali che un giovane agricoltore incontra rispetto ad altre aree della Sicilia?
“Sicuramente le infrastrutture. Le strade sono una problematica notevole per il trasporto dei prodotti dalle aziende ai mercati locali ed europei. Inoltre, in Sicilia i grandi mercati sono pochi.
Altro problema è la siccità, che riduce le rese produttive. Le olive, ad esempio, hanno avuto rese molto basse, così come il grano, il cui prezzo (18 centesimi al chilo) non aiuta gli imprenditori agricoli. Nella zootecnia, molte aziende dell’entroterra hanno dovuto macellare grandi quantità di bestiame per mancanza d’acqua.
Per quanto riguarda i foraggi, quest’anno non è andata malissimo, ma c’è stata difficoltà nel reperire i semi di sulla, poiché l’anno precedente non si era prodotto nulla a causa delle condizioni climatiche. Si è dovuto quindi ripiegare su altre leguminose”.
In che modo Confagricoltura sta favorendo la connessione tra città e campagna?
“Noi di Confagricoltura aiutiamo i giovani a innovare le aziende anche tramite tavoli tecnici con la Regione e gli assessorati, promuovendo linee guida per i bandi futuri che sostengano i giovani nella realizzazione di strade poderali e, soprattutto, nell’innovazione tecnologica.

L’obiettivo è rendere le aziende più moderne e competitive, così da conquistare mercati in cui la Sicilia non è ancora presente, come Dubai o la Danimarca. Se non sbaglio, anche alcuni assessori sono stati inviati proprio per favorire lo scambio con la Danimarca. Noi sosteniamo i nostri politici nel promuovere l’agricoltura a 360 gradi, in ogni filiera, con particolare attenzione al problema dell’acqua, alla sostenibilità ambientale e alla biodiversità”.
Quali opportunità esistono per un giovane palermitano che voglia investire in agricoltura? E come Confagricoltura Giovani può rafforzare il proprio supporto sul territorio?
“Confagricoltura rappresenta una solida base e un buon trampolino di lancio per i giovani imprenditori agricoli. Puntiamo molto sulla formazione delle nuove generazioni e sull’innovazione. Formiamo giovani che sappiano coordinare al meglio i tre fattori della produzione: terra, lavoro e capitale”.
In che modo Confagricoltura favorisce la creazione di reti tra giovani agricoltori palermitani per condividere risorse ed esperienze e aumentare la forza contrattuale sui mercati?
“In Confagricoltura noi giovani ci conosciamo tutti, e questo favorisce la nascita di occasioni di incontro, sia ricreative che formative. I convegni che organizziamo diventano strumenti per creare sinergie con altre realtà siciliane e nazionali, scambiare idee ed esperienze. Creiamo inoltre reti con altre associazioni e siamo aperti alle collaborazioni: se ci sono opportunità che possono far crescere le nostre aziende, siamo pronti a investirvi”.

Confagricoltura dialoga con scuole e università del territorio palermitano per promuovere l’agricoltura come opportunità professionale e non come “ripiego”?
“Sì, abbiamo collaborato con diverse scuole e università, soprattutto in questo periodo in cui si parla molto di sostenibilità. Stiamo formando giovani informati e consapevoli, non solo imprenditori ma anche consumatori attenti alla realtà del cibo e dell’ambiente. Parliamo di ecologia e biodiversità e mettiamo gli studenti a conoscenza delle politiche europee. Con le università di Palermo e a livello regionale portiamo avanti numerosi progetti di ricerca, utili sia alle aziende agricole — per sviluppare soluzioni realmente applicabili sul campo — sia agli atenei, per orientare la formazione verso le esigenze del territorio”.




