Un’emergenza sempre più diffusa e che sta ormai attanagliando il quartiere Albergheria da anni: il crack. In merito riceviamo e pubblichiamo la nota dell’ex consigliere comunale Elio Ficarra.
“Molto spesso in queste sedi ci siamo interrogati sui doveri delle istituzioni nei confronti dei cittadini palermitani, denunciandone l’incapacità di affrontare efficacemente determinati temi considerati “caldi” come sicurezza e decoro. Oggi tuttavia intendiamo fare uno strappo alla regola per dibattere invece su quelli che sono gli obblighi dei cittadini nei confronti della loro comunità di appartenenza, ancora in vigore nonostante le spinte individualistiche della società moderna. Uno di questi consiste nel non lasciare indietro coloro che subiscono l’influsso di circostanze avverse. È il caso della gente per bene e dei ristoratori del quartiere Ballarò, che nonostante abbiano goduto di un miglioramento generale delle loro condizioni di vita grazie all’allontanamento di molti soggetti affetti da tossicodipendenza che svolgevano una lunga lista di attività criminose nell’area, si trovano ancora costretti a dover sospendere le proprie attività commerciali già nelle prime ore del pomeriggio a causa dell’indifferenza dei propri concittadini.
Palermo non si meritava il crack. Non lo meritavano coloro che si sono trovati a dover affrontare il trauma della dipendenza, né i loro familiari, né di certo la parte sana di un quartiere che nel bene e nel male è ancora oggi un punto nevralgico della comunità tutta. Una volta rientrata l’emergenza però, è obbligo non solo delle istituzioni, ma anche dei palermitani stessi quello di riappropriarsi di un luogo che è parte integrante del loro corredo genetico. Potremmo chiederci se siano stati presi i giusti provvedimenti per evitare che certi contesti possano sedimentarsi in altre parti della città, attraverso il supporto psicologico ed educativo che meritano coloro che sono stati scacciati dall’area, ma questa è un’altra storia. Oggi il nostro interesse va al grido d’aiuto lanciato da persone coraggiose come Pamela che dopo una proficua carriera sportiva all’estero ha deciso di tornare nel proprio quartiere di origine per investire nella pluridecennale attività di famiglia, la celebre taverna Conti, situata proprio nella piazza adiacente al mercato.
Pamela, ex calciatrice della nazionale italiana che ha avuto l’onore di allenare la selezione femminile del Venezuela, si trova costretta a saltare il turno serale proprio perché, nonostante ad oggi non vi siano più grossi pericoli per la sicurezza dei potenziali clienti, l’area è ancora vittima di uno stigma perpetrato non tanto dai turisti quanto dagli stessi suoi concittadini. A detta della stessa, un’occasione per tirare un sospiro di sollievo è stata l’organizzazione della nona edizione di “Ballarò Buskers”, l’iniziativa che ogni anno trasforma l’intera area dell’Albergheria in un circo a cielo aperto, attraverso la partecipazione di artisti di strada provenienti da tutto il mondo. Si stima che l’evento abbia generato un flusso di circa quarantacinquemila visitatori che hanno riempito i tavoli delle attività ristorative anche in occasione dei turni serali. Purtroppo, però, una volta terminato il festival si è ritornati al consueto, insostenibile stato di normalità. Vale la pena dunque ricordare ai palermitani le parole pronunciate dall’antropologa Margaret Mead a proposito del concetto di civiltà. Uno studente chiese alla Mead quale riteneva fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. La Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Ecco cosa significa essere civili.
Ed è precisamente per queste ragioni che ascoltare il grido d’aiuto di Pamela è un dovere anche per noi cittadini comuni, che più di tutti dovremmo essere interessati a riprendere possesso di uno spazio che, sia dal punto di vista simbolico che geografico, è stato e sarà sempre il cuore pulsante della nostra amata città.
Dal punto di vista istituzionale, la strada per la riabilitazione completa è ancora lunga: nonostante nel 2021 sia stato avviato un progetto di riqualificazione architettonica attraverso la (parziale) costruzione di uno spazio per il mercato al coperto, ad oggi mancano ancora le procedure di assegnazione delle future aree commerciali che dovrebbero essere avviate al suo interno. Una grave inadempienza delle autorità locali che si somma a quelle della giunta regionale, la quale nonostante abbia varato una legge innovativa per il contrasto alle dipendenze, fatica ad emettere i decreti attuativi necessari per l’applicazione della stessa. Circostanze queste che sottolineano l’urgenza di un’azione congiunta tra residenti e uomini delle istituzioni per assicurare non solo all’Albergheria, ma all’intera città il radiante futuro che merita”


