Cosa ci fa un castello incastrato tra i palazzi in corso Pisani a Palermo? A pochi passi dal centro cittadino, tra cemento e caos, sopravvive un piccolo gioiello dimenticato: un edificio in stile neogotico, completamente fuori contesto, che sembra essersi smarrito nel tempo. Un castello che non appartiene al paesaggio urbano che lo circonda, ma che continua ostinatamente a resistere.

Per capire la sua storia bisogna fare un salto indietro di oltre due secoli, agli inizi dell’Ottocento, quando in questa zona si estendeva una grande tenuta agricola di proprietà di Giuseppe Reggio, principe di Aci. Un uomo colto e illuminato, appassionato di agronomia, che sperimentava nuove colture arrivate dall’Inghilterra e dalla Francia. La sua proprietà si trovava lungo la Fossa della Garofala, un’antica depressione scavata nei secoli dal torrente Kemonia, divenuta poi una fertile area di orti e agrumeti. Ai margini di quella distesa verde sorgeva la sua casena, una residenza di campagna elegante ma discreta.
La storia, però, cambiò rapidamente. Nel 1820 scoppiarono i moti contro i Borbone e il principe Reggio, fedele alla corona, pagò la sua lealtà con la vita. Torturato, seviziato e infine ucciso dagli insorti, vide la sua tenuta saccheggiata e distrutta. Quella tragedia segnò la fine di un’epoca e l’inizio del lento declino di un luogo che, fino ad allora, aveva rappresentato un simbolo di progresso agricolo e di bellezza paesaggistica.
Passarono i decenni e la proprietà venne acquistata da Girolamo Lupo, che decise di trasformare la vecchia casina di campagna in un’elegante dimora dalle forme neogotiche, ispirata ai castelletti francesi. Un edificio romantico, con torrette e decorazioni che richiamavano un passato idealizzato, prima di essere ceduto alla casa reale degli Orleans, che in Sicilia aveva trovato la sua seconda patria. Ma anche quel sogno francese ebbe vita breve.




Con il tempo, la città si espanse. Il piano regolatore generale cancellò campi e giardini per fare spazio a nuove costruzioni. La grande tenuta del principe di Aci sparì del tutto, inghiottita dal cemento e dai condomini che oggi dominano la zona. Dell’antica proprietà resta soltanto quel curioso edificio, sopravvissuto quasi per caso, stretto e soffocato tra i palazzi, dimenticato da tutti e in pericolo di crollo.
Eppure, nonostante tutto, è ancora lì. Come un testimone silenzioso di una Palermo che non esiste più. Una città fatta di tenute, di esperimenti agricoli, di nobili illuminati e di architetture che mescolavano sogni e tragedie.




