lunedì, 20 Ottobre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Flotte di ragazzini indisciplinati mettono a rischio pedoni e automobilisti

Palermo invasa da scooter elettrici spacciati per bici: un fenomeno fuori controllo

Per le strade di Palermo, ma anche sui marciapiedi e nelle zone pedonali del centro storico, si assiste quotidianamente a una scena ormai familiare: flotte di ragazzi che sfrecciano a bordo di quelli che, a prima vista, sembrano innocui biciclette elettriche. In realtà, in molti casi si tratta di veri e propri scooter elettrici, spesso modificati per raggiungere velocità ben superiori a quelle consentite, ma spacciati per semplici bici a pedalata assistita. Un inganno che, complice l’assenza di controlli adeguati, sta trasformando la mobilità cittadina in una giungla di mezzi ibridi e pericolosi.

La Consulta della Bicicletta di Palermo, che da mesi denuncia questa situazione, è tornata sull’argomento con un comunicato accorato, sottolineando come le istituzioni non abbiano ancora risposto alla nota n.14 del 4 aprile, nella quale si chiedevano interventi urgenti per contrastare la circolazione illegale di questi mezzi. «Il fenomeno – si legge nella nota – non appare essere stato opportunamente affrontato né tantomeno arginato. Si determina così un clima di impunità certamente collegato al compimento di altri illeciti».

La Consulta ricorda inoltre come in altri Comuni della provincia, come Monreale e Termini Imerese, siano già partiti controlli mirati e sequestri di scooter elettrici irregolari, mentre a Palermo la situazione sembra scivolare nell’indifferenza. Eppure, la questione non è secondaria. Basta una passeggiata tra via Maqueda, via Ruggero Settimo o la Cala per rendersi conto della pericolosità del fenomeno: ragazzi che zigzagano tra i passanti, mezzi che sfrecciano sui marciapiedi o attraversano le ZTL pedonali come se fossero corsie riservate.

Non si tratta solo di una questione di rispetto delle regole, ma anche di sicurezza urbana e responsabilità civica. Questi scooter, per caratteristiche tecniche e velocità, non possono essere considerati biciclette: non richiedono pedalata, superano i 25 km/h e dovrebbero essere immatricolati, assicurati e guidati da persone con casco e patentino. Spacciarli per e-bike significa eludere controlli, tasse e assicurazioni, ma anche mettere a rischio sé stessi e gli altri.

Il silenzio delle istituzioni, denunciato dalla Consulta, rischia di consolidare una pericolosa abitudine collettiva: quella di piegare le regole alla convenienza personale, in nome di una presunta libertà di movimento che finisce per trasformarsi in anarchia.

Serve una presa di posizione chiara, non solo con i controlli e le sanzioni, ma anche con campagne di educazione e sensibilizzazione, rivolte soprattutto ai più giovani. La mobilità elettrica può essere una grande opportunità per ridurre traffico e inquinamento, ma senza regole e responsabilità si trasforma in una minaccia per la sicurezza e la convivenza civile.

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