domenica, 19 Ottobre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

La normalità che ormai fa notizia

Palermo, sabato superato: nessun morto

Non ci sono vittime del sabato sera a Palermo. Un paradosso, la non notizia che diventa notizia. Eppure ultimamente svegliarci la domenica e scoprire che nei luoghi della movida nessuno si è accoltellato o sparato, o che sull’asfalto non ci sono corpi di giovani dilaniati da incidenti stradali, è diventato una rarità.

“Zero vittime nel weekend”. La normalità diventa un’eccezione, l’unità di misura della notizia che si capovolge perché suscita interesse e fa tirare un sospiro di sollievo: il sangue, per una volta, non ha bagnato l’asfalto.

Ma in questo fine settimana lo Stato è venuto in aiuto. Le strade della movida palermitana, quasi tutte, erano sorvegliate come zone di guerra. Pattuglie, lampeggianti, agenti in divisa e in borghese hanno presidiato piazze e vicoli: deterrenti, certo, ma anche il segno più evidente di una città che non si fida più di se stessa. Dopo l’omicidio di Paolo Taormina, Palermo ha paura per i suoi figli e dei suoi figli. Li osserva, li controlla, li teme.

La polizia c’è, e deve esserci. Ma non basta. Non basta mettere un’auto di servizio accanto a ogni locale per estirpare la rabbia che serpeggia sotto la pelle di molti giovani. Non basta blindare le notti per guarire un malessere che nasce di giorno, nelle case, nelle scuole, nei quartieri dimenticati come lo Zen. Perché la violenza non nasce in discoteca o nei pub. Arriva lì dopo aver trovato terreno fertile altrove: nell’indifferenza, nell’assenza di futuro, nell’abitudine al sopruso che in certe zone di Palermo sembra genetica.

È una toppa su una ferita che continua a sanguinare. Servono educazione, rispetto, comunità. Servono adulti che tornino a fare gli adulti e istituzioni che non si ricordino dei ragazzi solo quando impugnano una pistola o un coltello.

È una notte senza morti e senza violenza. Tiriamo un sospiro di sollievo ma non molliamo la presa. La rabbia per la strage di Monreale, per Paolo Taormina in via Spinuzza, per Paolo La Rosa a Terrasini, per Aldo Naro al Goa, per Francesco Bacchi a Partinico non può sopirsi nella speranza che le urla delle piazze, i cartelloni e le lenzuola di solidarietà delle manifestazioni antiviolenza o l’indignazione davanti al Pagliarelli, possano aver magicamente cambiato coscienze e mentalità. Servono, serve tutto, ma non basta. La strada è lunga e in salita, e tutti dobbiamo fare la nostra parte, prendendo coscienza, purtroppo, che la società e soprattutto i nostri giovani sono cambiati, non solo a Palermo. E questa è la parte più complicata della vicenda.

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