lunedì, 13 Ottobre 2025
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Nel passato di Maranzano una famiglia segnata da violenza e criminalità

Il killer che ha ucciso Taormina è figlio di “Gnu Gnu”, in carcere per tentato omicidio

Dietro la figura di Gaetano Maranzano, il ventottenne che ha confessato di aver ucciso Paolo Taormina con un colpo di pistola alla testa, si nasconde una storia familiare intrecciata con le cronache giudiziarie.

Maranzano non è un nome nuovo per chi conosce il quartiere Zen, dove le logiche del potere criminale continuano a dettare legge. Suo padre, Vincenzo Maranzano, noto come “Gnu Gnu”, sta scontando una condanna a oltre dodici anni di carcere per il ferimento dei fratelli Colombo, avvenuto nel 2021, in una guerra per il controllo del mercato della droga nella zona. Una figura ingombrante, che nel quartiere ha sempre esercitato un’influenza riconosciuta, alimentando quella cultura del dominio e della vendetta che troppo spesso segna le nuove generazioni.

La rete familiare di Gaetano si estende a un altro nome già finito nelle cronache: Angelo Maranzano, ventunenne cugino del killer, un tempo promessa della boxe giovanile, oggi anch’egli detenuto per l’aggressione a un buttafuori davanti a un locale di Mondello. Di lui restano le immagini sui social, sorridente accanto a figure legate al sottobosco criminale palermitano, alcuni dei quali poi finiti tragicamente nei resoconti della strage di Monreale.

Gli investigatori cercano di capire se dietro l’omicidio ci sia davvero l’offesa raccontata dal killer – le presunte avances di Taormina alla sua compagna – o se invece l’episodio sia solo l’ultimo atto di un codice di violenza ereditato, un gesto estremo maturato dentro un contesto familiare dove la violenza è a quanto pare linguaggio quotidiano e risolutivo di ogni controversia.

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