Nonostante una statistica decisamente favorevole (un pareggio e due vittorie nelle ultime tre gare al Druso), Südtirol – Palermo è la classica partita da vivere con la stessa serenità di un capretto durante il periodo pasquale. Proprio per questo la designazione di La Penna – l’arbitro che ha inventato il “rigore a scomparsa” – non ci tranquillizza affatto. Com’è, come non è, ci sdivachiamo sul divano temendo che il Prefetto di Bolzano possa bacchettarci per posizioni di seduta poco consone, ma…
PRIMO TEMPO: LA APRE POHJANPALO
…neanche il tempo di realizzare che sia iniziata la partita, che sia domenica e che siamo sul pianeta Terra, che Joel “crossatemiunalavatricechelacolpiscoditesta” Pohjanpalo impallina il povero portiere di casa, Adamonis. Settanta secondi, uno a zero per il Palermo. Diciamocela tutta: la partita che ne esce fuori è divertente come una visita dall’urologo, ma il Palermo resiste senza particolari affanni alle incursioni del Südtirol. Nel mentre, l’altro finnico rosanero, il portiere Joronen, si trova più a combattere con l’ordinario che con lo straordinario. Arriva il fischio del sempre impeccabile La Penna: tutti a mangiare una mela altoatesina.
IL SECONDO TEMPO: LA CHIUDE POHJANPALO
La ripresa non cambia l’ordine dei fattori. Il Südtirol attacca come se fosse il Palermo, il Palermo difende come se fosse il Südtirol. Ma è la Serie B, baby! E dopo anni che ci spacciano materiale organico di dubbia natura per cioccolata pregiata, noi, che siamo di bocca buona, ci accontenteremmo di 38 partite vinte al 98° su autogol. Figuriamoci se non esultiamo tipo Tardelli al Mundial ‘82 trovandoci in vantaggio, su un campo rognosissimo dal quale poche altre squadre usciranno con punti in saccoccia e rischiando praticamente solo il minimo sindacale. Ci sarebbero già abbondanti ragioni per stappare bollicine più di Filippo Champagne.
È una partita fra roditori. Il Südtirol è una squadra di Castori, ma i rosanero sono quei famosi topolini che dicono alla noce “dammi tempu ca ti spirtusu”. Ed il pirtuso giusto arriva al minuto 80 con il numero 5 rosanero, che fa Palumbo di nome, geococcyx californianus di mestiere: tunnel davanti l’area rosanero, 1.875 metri di corsa palla al piede ed assist da libro Cuore per JPS, Joel Pohjanpalo Special. Niente colpo di testa, stavolta, ma un chirurgico mancino che affonda come una lama calda nel burro della rete dei padroni di casa. Due a zero, partita in ghiaccio e fischio finale dell’esimio avvocato La Penna. Sette punti, un gol incassato in quattro partite (Coppa Italia compresa): se il buongiorno si vede dal mattino, la colazione è di quelle buone buone.
LE PAGELLE DEL PALERMO
Joronen 6. Non è costretto a chissà quale intervento ed evita ghirigori inutili palla al piede.
Peda 6. Il ragazzo è cresciuto. Capisce che non è partita da uncinetto e sfodera la clava con discreta disinvoltura. Mezzo punto in meno per un giallo tutto sommato ingenuo per il quale il verbo inzaghiano prevede la sostituzione subitanea.
Dal 55° Diakitè 6. Baracus entra immediatamente nel mood della partita e porta a casa la pagnotta.
Bani 7. Un’indecisione nel primo tempo su Merkaj, ma la solita partita di valore assoluto. Quando rimane a terra, si narra che il tasso di preghiere verso la Santuzza abbia avuto un incremento del 863%. Per questa categoria è come avere Beckenbauer: Banienbauer.
Ceccaroni 6,5. Solido e arcigno come le Tre Cime di Lavaredo, elegante e disinvolto come un modello di Armani. È il fratello forte – ma forte forte, però! – del brutto anatroccolo visto sotto altre gestioni.
Pierozzi 6. Sovraintende la fascia di destra con l’abnegazione del buon soldatino senza compiere nulla di trascendentale. Oggi serviva questo.
Segre 6,5. Tampona e riparte, tampona e riparte, tampona e riparte. Fatto una, dieci, cento, settecentoventotto volte. Dopo la gara è andato dritto dritto in Piazza Walther a Bolzano per ritirare il premio “Polmone d’oro 2025”.
Ranocchia 6,5. La cura Inzaghi sta dando frutti leccorniosi. Gioca e smista bene palla in avanti, retrocede e difende egregiamente quando c’è da soffrire. Può essere uno dei calciatori più rivitalizzati da SuperPippo.
Dal 76° Blin s.v. Partecipa inconsapevolmente all’azione del raddoppio.
Augello 6. Di stima. Non è ancora il maître-chocolatier che preparerà gustosi cioccolatini verso le aree avversarie, ma mette in campo un enorme bagaglio di esperienza. Per ora va bene anche così.
Dal 76° Veroli s.v. Debutto con vittoria esterna: benvenuto!
Gyasi 6. Si sfianca in un elastico tra le due aree che stancherebbe anche un toro. Esce esausto.
Dal 62° Gomes 6. Entra ad infoltire una mediana che stava cominciando ad imbarcare acqua.
Le Douaron 6. La spizzata per il vantaggio rosanero e tanto movimento a rinculare. Vorrebbe segnare in qualsiasi modo e da qualsiasi zona del campo. Cala vistosamente man mano che sale in cattedra il Südtirol.
Dal 76° Palumbo 7. L’azione del raddoppio è un gioiello da incastonare ad imperitura memoria nelle rocce delle Dolomiti. Dribbling, tunnel, corsa e assist: da applaudire fino a quando le mani non invocano pietà singhiozzando.
Pohjanpalo 7,5. Ottantotto minuti di quasi nulla e due minuti – uno all’inizio ed uno alla fine – nei quali infiocchetta la vittoria del Palermo. Prendendo in prestito le parole di Pasquale Luiso, detto “Il toro di Sora”: crossategli una lavatrice e lui colpirà di testa anche quella!
Inzaghi 7. Sta forgiando una squadra che fa del sacrificio il valore più importante. Torna a Palermo con tre punti ed il morale carico a mille. Ma è troppo esperto per non sapere che ancora non si è raggiunto nulla. Testa alla prossima, quindi.




