mercoledì, 20 Agosto 2025
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Dal carcere all’assoluzione: la parabola politica segnata dai processi

Musotto, l’ombra delle inchieste e la lunga battaglia giudiziaria

La morte di Francesco Musotto riporta alla memoria una stagione della politica siciliana in cui il confine tra potere istituzionale e indagini giudiziarie era costantemente al centro del dibattito. La sua carriera, segnata da incarichi prestigiosi – dalla guida della Provincia di Palermo all’esperienza da europarlamentare – è stata infatti attraversata da procedimenti che ne hanno condizionato immagine e percorso politico.

Era il novembre del 1995 quando Musotto fu arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e bancarotta fraudolenta. Le imputazioni si fondavano sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e rappresentarono un colpo durissimo per l’allora presidente della Provincia. L’arresto lo costrinse alle dimissioni e aprì una lunga fase di processi, udienze e revisioni giudiziarie.

La scarcerazione arrivò dopo pochi mesi, quando la Corte riconobbe l’insussistenza delle esigenze cautelari e derubricò parte delle contestazioni. Nel 1998 la sentenza di assoluzione per concorso esterno chiuse il procedimento più pesante, con conferme arrivate sia in Appello sia in Cassazione. Un’ulteriore assoluzione, nel 1999, consolidò il quadro, lasciando emergere l’immagine di un politico travolto da accuse clamorose ma alla fine riconosciuto estraneo.

Quelle vicende non furono tuttavia indolori: sul piano politico segnarono il declino di una figura che aveva ambizioni e consensi, mentre sul piano umano lo stesso Musotto parlò in più occasioni di una “via crucis” che lo aveva segnato profondamente. «Da avvocato ho difeso mafiosi e terroristi – ricordava anni dopo – ma vivere il carcere sulla propria pelle è stato un dolore incancellabile».

La parabola di Francesco Musotto, oggi rievocata alla luce della sua scomparsa, resta quindi quella di un uomo che ha attraversato le istituzioni con ruoli di primo piano, ma che non ha mai potuto scrollarsi di dosso del tutto il peso di un’inchiesta che lo segnò irrimediabilmente, nonostante l’assoluzione definitiva.

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