La vertenza Almaviva si chiude nel peggiore dei modi. È stato firmato il verbale di mancato accordo al termine dell’ultima fase della procedura al ministero del Lavoro: falliti gli ultimi tentativi di mediazione, l’azienda romana si era resa disponibile, dopo una lunga interlocuzione con l’assessore regionale siciliano Edy Tamajo, a rinnovare la cassa integrazione, addirittura aggiungendo un incentivo. Ma la trattativa si è arenata perché le sigle sindacali nazionali non hanno accettato la tombale, una clausola che se firmata avrebbe dato la certezza ad Almaviva che nessun lavoratore avrebbe potuto proseguire vertenze al termine della nuova Cigs a novembre.
Una decisione discutibile che, a meno che non avvenga un miracolo dell’ultima ora, ovvero entro il 31 luglio, darà il via ai licenziamenti collettivi. Si tratta di una doccia fredda per centinaia di lavoratori, molti dei quali con oltre vent’anni di esperienza, che da mesi lottavano per una soluzione alternativa e chiedevano il sostegno concreto delle istituzioni.
I lavoratori, 483 in tutta Italia, 388 solo in Sicilia nelle sedi di Palermo (276) e Catania (112), avevano sperato fino all’ultimo in un’inversione di rotta per finalizzare due percorsi di reimpiego: il coinvolgimento nel progetto 116/117, il servizio sanitario nazionale in gestione congiunta tra il ministero della Salute e la Regione Siciliana, e un secondo impiego nella digitalizzazione degli archivi regionali, da finanziare con fondi del PNRR.
«Da domani inizia lo stillicidio dei licenziamenti – dichiara una dipendente –. Siamo abbandonati definitivamente al nostro destino. Molti di noi, tra l’altro, impiegati in prima linea durante l’emergenza Covid. Per troppo tempo siamo stati trattati come numeri da tagliare e non come persone con una dignità professionale. È una sconfitta per tutti».
Comunicato Almaviva
«L’ulteriore disponibilità dell’azienda, in caso di esito positivo della procedura che si chiudeva con l’incontro di oggi, a destinare ai lavoratori, attraverso lo strumento dell’incentivo all’esodo, l’ammontare di circa quattro milioni di euro per accompagnare l’indennità Naspi non è stata accolta dalle organizzazioni sindacali. La vertenza riguarda 487 lavoratori in Italia, 388 dei quali a Palermo e Catania.
«La proposta – spiega Almaviva Contact – avrebbe consentito all’intera platea dei lavoratori di ricevere per i prossimi due anni un trattamento economico superiore a quello attualmente percepito, assicurando continuità e stabilità del reddito per un ampio arco temporale utile a realizzare le iniziative di ricollocamento preannunciate dalle istituzioni competenti. Il diniego sindacale è giunto dopo ore di trattativa, nonostante il termine della cassa integrazione per cessazione sia previsto per il 31 luglio e nonostante l’accordo del 7 gennaio 2025 sottoscritto in sede ministeriale avesse sancito il comune impegno a non richiedere ulteriori proroghe per un ammortizzatore conservativo già ampiamente prorogato ed in deroga».
La nota del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani
«I sindacati, ancora una volta, hanno preferito chiudere ogni possibilità di confronto, respingendo una proposta concreta che avrebbe garantito la proroga degli ammortizzatori sociali fino al 30 novembre e assicurato, a una parte dei lavoratori di Almaviva Contact, un reddito stabile e dignitoso attraverso il progetto promosso dalla Regione Siciliana – dice il presidente della Renato Schifani, commentando il no dei sindacati alla proposta avanzata – Il governo regionale, grazie all’impegno dell’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo, che ringrazio, ha elaborato in sinergia con l’assessorato alla Salute un piano approvato dal ministero competente, finalizzato all’attivazione del numero unico 116117. Un progetto serio, capace di offrire nuova occupazione a Palermo e Catania. La Regione è presente e continuerà a esserlo, ma chi rifiuta ogni forma di mediazione si assume la responsabilità di lasciare i lavoratori senza prospettive». Il presidente Schifani ha voluto poi rivolgere un ringraziamento anche al ministro del Lavoro, Marina Calderone.