Mentre il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti, esponente di Fratelli d’Italia, conquista il primo posto nel Governance Poll 2025 come sindaco più amato d’Italia, Palermo si ritrova, ancora una volta, in fondo alla classifica. Roberto Lagalla, primo cittadino del capoluogo siciliano, si aggiudica l’ultima posizione assoluta tra i 97 sindaci valutati. Una débâcle che si somma a un quadro amministrativo complesso e a una crescente sfiducia da parte dei cittadini.
L’indagine annuale condotta da Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore fotografa in modo impietoso la situazione: Lagalla, che già nel 2024 si era posizionato penultimo, scivola ora all’ultimo posto, scambiandosi la posizione con il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida. La percentuale di cittadini disposti a rivotarlo è la più bassa del Paese.
La posizione di Lagalla, eletto nel 2022 con il sostegno del centrodestra e dell’ex presidente della Regione Nello Musumeci, riflette le difficoltà strutturali che affliggono Palermo, con le Partecipate al centro della crisi: servizi essenziali non ottimali e tassa elevata, trasporto pubblico deficitario e raccolta dei rifiuti che resta una delle spine più dolorose per la città. Problemi cronici che, però, non giustificano del tutto il crollo verticale di fiducia, soprattutto alla luce di altri contesti meridionali dove i sindaci riescono comunque a conservare un buon rapporto con la cittadinanza, come Napoli con Gaetano Manfredi o Benevento con Clemente Mastella.
In questo scenario di sfiducia diffusa nei confronti della giunta comunale palermitana, spicca invece il dato del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Il governatore, anche lui in quota centrodestra, riesce a mantenere stabile il suo gradimento e conferma il risultato dell’anno precedente, dopo il balzo di cinque punti registrato tra il 2023 e il 2024. Non solo: Schifani detiene il primato assoluto nel differenziale tra il consenso rilevato nel Governance Poll e quello ottenuto alle urne (+14,4%). Un dato significativo, che testimonia una capacità di consolidamento del rapporto con l’elettorato al di là del risultato elettorale.
Schifani, pur non riuscendo ad affermarsi nelle primissime posizioni della classifica nazionale – dominata dal solido trio del Nord Fedriga (Friuli-Venezia Giulia), Zaia (Veneto) e Cirio (Piemonte) – ottiene una conferma importante in un contesto regionale notoriamente difficile. La sua posizione intermedia nella graduatoria lo distingue nettamente dal disastroso bilancio del sindaco di Palermo, e lo pone tra i pochi esponenti meridionali del centrodestra in grado di mantenere una tenuta nel consenso.