Sono partiti per Roma con la speranza di ricevere buone notizie e sono tornati a Palermo più scoraggiati di prima. Sono sindacalisti e alcuni lavoratori Almaviva che durante la pandemia da Covid-19 hanno gestito il call center del 1500, numero attivato dal Ministero della Salute per aiutare gli italiani in un momento difficilissimo per il Paese. Adesso in quasi 700, tra lavoratori di Catania, Palermo, Rende, Napoli, Roma e Milano, rischiano fortemente di rimanere senza lavoro. Da mesi ormai sono in cassa integrazione e lo saranno fino a fine dicembre. Poi, con molta probabilità, se non verrà trovata un’alternativa lavorativa, verranno licenziati.
Sono lavoratori Almaviva, azienda romana che in questi anni ha deciso di mollare il reparto contact center, perdendo tutte le commesse che gestiva. Tra queste quelle siciliane di Palermo e Catania. Ma mentre con Tim, Alitalia, Trenitalia, Wind, Sky e altre aziende i lavoratori hanno potuto godere della clausola sociale, ovvero sono stati assorbiti dai call center che si sono aggiudicati le commesse, gli operatori del 1500 non potranno farlo perché il servizio non verrà acquisito da nessuno poiché, finendo la pandemia, è stato definitivamente chiuso. Sono lavoratori che operavano con altre compagnie che nel frattempo sono state perse da Almaviva. Sono dipendenti che solo per aver accettato di aiutare il Paese, in un momento difficile, a volte anche con sacrifici di tempo ma anche in termini di coinvolgimento emotivo, oggi rischiano di pagare conseguenze che di certo non meritano.
Proprio in data odierna si è svolto, presso il Mimit, il tavolo di crisi relativo alla vertenza Almaviva Contact, alla presenza dei rappresentanti del Ministero della Salute, del Ministero del Lavoro, delle organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni e di rappresentanti
aziendali. Hanno partecipato anche i rappresentanti degli enti locali, Regione Sicilia e Comune di Palermo ed una delegazione di parlamentari. La riapertura del tavolo di crisi convocato aveva l’obiettivo di fornire aggiornamenti circa l’andamento del servizio 1500 e di riprendere il confronto, nel tentativo di ricercare una soluzione per le lavoratrici ed i lavoratori rimasti in forza ad Almaviva Contact.
Il Ministero della Salute ha comunicato che “a breve il nuovo servizio 1500, che si occuperà di fornire informazioni e assistenza su diverse tematiche di interesse per la sanità pubblica (campagna vaccinale antifluenzale, emergenza caldo, epidemie, ecc.) ripartirà in via sperimentale e sarà lavorato da Almaviva Contact. Secondo le attuali stime questo nuovo servizio potrebbe occupare circa il 20% dei lavoratori (80/90 circa) precedentemente operanti sul numero verde aperto per l’emergenza Covid. L’obiettivo che il Ministero si pone è di stanziare le risorse specifiche per il servizio nella prossima manovra, rendendo struttale il servizio a partire dal 2024, con un impegno di spesa che potrebbe dare occupazione a circa 100 lavoratrici e lavoratori”.
Un notevole passo indietro rispetto all’ultimo incontro, dunque, quando si era parlato di occupare almeno 200 full time. Naturalmente i sindacati hanno dichiarato totale insoddisfazione rispetto a questa proposta che rappresenta un pesante ridimensionamento e che lascerebbe a casa l’80% dei lavoratori del 1500. “Nessun progetto di riqualificazione prospettato, alcuna moral suasion messa in campo verso committenti e aziende del settore, nessuna soluzione prospettata per oltre 550 lavoratori – scrivono in una nota congiunta -. L’incontro che doveva rappresentare un momento per registrare importanti passi in avanti rispetto alla risoluzione della vertenza, ha segnato, al contrario, un preoccupante passo indietro. Con la scadenza degli ammortizzatori sociali fissati al 31 dicembre 2023, il tempo a disposizione è sempre meno, e con gli impegni disattesi dal governo su questa complicata vertenza – concludono – il rischio che 651 lavoratrici e lavoratori, tra Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e Lombardia, perdano il proprio posto di lavoro è sempre più crescente”.
A breve ci sarà un altro incontro “con l’obiettivo di provare a traguardare una soluzione entro i tempi utili a scongiurare un dramma occupazionale”. Ma a giudicare dalle proposte al ribasso messe sul tavolo, la strada per i 641 dipendenti sembra parecchio in salita.