giovedì, 1 Maggio 2025

Emergono altri particolari sulla strage del 27 aprile

Monreale, la corsa disperata di Massimo: in ospedale con lo scooter degli aggressori

Un gesto disperato, l’ultimo barlume di lucidità. Ferito a morte da un colpo di pistola che gli ha attraversato il collo ed è uscito dal viso, Massimo Pirozzo ha tentato di sfuggire alla morte implorando aiuto, aggrappandosi a un’ultima speranza: uno scooter, abbandonato per terra nel caos della sparatoria. Uno scooter che – come emerge dall’ordinanza firmata dal gip Ivana Vassallo – apparteneva a uno dei suoi stessi aggressori.

È questa una delle immagini più drammatiche del triplice omicidio avvenuto la notte del 27 aprile a Monreale, in cui hanno perso la vita tre giovani: Massimo Pirozzo, Andrea Miceli e Salvatore Turdo. A sparare, secondo l’accusa, sarebbe stato Salvatore Calvaruso, 19 anni, dello Zen, che si trova ora in carcere con l’accusa di strage.

Ma è il racconto degli ultimi istanti di Pirozzo a colpire più di ogni altra cosa. In mezzo al fuggi fuggi generale, un amico lo ha visto coperto di sangue, ancora cosciente, con la forza di chiedere aiuto: «Ho visto Massimo pieno di sangue che cercava aiuto. Aveva afferrato uno scooter nero che si trovava a terra. Per aiutarlo mi mettevo alla guida con lui dietro e l’ho accompagnato all’ospedale Ingrassia – ha raccontato il giovane agli inquirenti -. Un ragazzo mi ha dato un calcio per farci cadere. Si era messo di fronte per bloccarci», ha riferito l’amico. Nonostante tutto, sono riusciti a raggiungere il pronto soccorso dell’Ingrassia, il più vicino a Monreale. Ma era ormai troppo tardi: i medici hanno fatto il possibile, ma le ferite riportate da Pirozzo erano incompatibili con la vita.

Gli aggressori spesso a Monreale

Numerosi testimoni hanno confermato la presenza del branco dello Zen in zona anche in passato e pare che i due gruppi si fossero già incrociati. Ma fino a quella notte non avevano mai creato problemi.

22.7 C
Palermo

Seguici sui social