lunedì, 21 Aprile 2025

Si poteva prevedere un minuto di silenzio, fasce al braccio o altre forme simboliche. Rinviare tutto a poche ore dal fischio di inizio non è corretto...

Rispetto per la morte del Papa, ma rinviare le partite è un errore

La morte di un Papa è senza dubbio un evento solenne. Colpisce milioni di fedeli nel mondo, segna la fine di un pontificato e l’inizio di una fase di raccoglimento spirituale per la Chiesa cattolica. Tuttavia, quando il rispetto per questo evento arriva a condizionare pesantemente la vita civile, è legittimo interrogarsi sui limiti di tale scelta.

Rinviare le partite di calcio a poche ore dal fischio d’inizio è una decisione che mostra più riverenza simbolica che buon senso. Non tiene conto della realtà concreta di migliaia di persone coinvolte: tifosi che hanno già affrontato viaggi costosi, spesso lunghi, e che non vedranno rimborsati treni, aerei o hotel. Famiglie che hanno rinunciato alla Pasquetta per seguire la propria squadra. E poi i calciatori stessi, i tecnici, i giornalisti, gli operatori che si sono spostati lontano da casa per adempiere a un impegno professionale.

Il rispetto è giusto e doveroso, ma deve valere per tutti, e non trasformarsi in un’imposizione che scarica il peso sulle spalle di chi sembra contare meno e subisce. In questo caso, il gesto “rispettoso” si è tramutato in un danno concreto per chi ha speso tempo e denaro per esserci. È un’ennesima dimostrazione di quanto in Italia il confine tra Stato laico e Stato confessionale sia ancora sfumato, soprattutto quando si tratta di mostrare deferenza alla Chiesa.

L’Italia è, per Costituzione, uno Stato laico. Il fatto che il Vaticano sia nel territorio italiano non può significare che tutte le sue dinamiche si riflettano automaticamente sulla vita pubblica. Chi non è credente o non si riconosce nella Chiesa cattolica ha diritto allo stesso rispetto di chi invece vive la morte del Papa come un lutto personale.

Il calcio è un’industria, un lavoro, una passione popolare che merita serietà e programmazione. Se davvero si fosse voluto onorare la figura del Papa, si sarebbero potute prevedere un minuto di silenzio, fasce al braccio o altre forme simboliche. Rinviare tutto all’ultimo minuto non è rispetto. È confusione. È mancanza di visione. È, ancora una volta, un Paese che inciampa nell’ipocrisia.

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