lunedì, 14 Aprile 2025

Ci sarà tempo per i giudizi e luoghi appropriati in cui giudicare. C'è un dolore da rispettare, anche quello di chi amava Thomas e non ha alcuna responsabilità

Palermo, incidente mortale in mini moto: riflessione, ma anche silenzio

A causa di un incidente con una mini moto a motore è morto a Palermo un bimbo di 4 anni. Si chiamava Thomas Viviano e non ha superato l’agonia in cui era caduto da quattro giorni. Biondo, con gli occhi azzurri e vivaci, il piccolo del quartiere Boccadifalco si è spento nel reparto di neuro rianimazione dell’ospedale Di Cristina di Palermo.

In tanti si interrogano in queste ore sui social: che ci faceva un bambino di soli quattro anni su una moto a benzina, seppur piccola? Perché i genitori gli hanno permesso di usarla, tra l’altro in strada, dove non c’erano protezioni. Lo schianto col muretto di via Giovanni Bruno, nel quartiere Boccadifalco di Palermo, gli è stato fatale. A causa del violento urto, Thomas ha riportato fratture facciali e gravi lesioni interne. Troppo per un bimbo così piccolo. I medici non sono riusciti a fare il miracolo di tenerlo in vita.

Sarà chi di dovere ad accertare le responsabilità, soprattutto quelle del padre e della madre, ma in questi casi è sempre meglio evitare di giudicare o di calcare la mano con facili invettive. Un bimbo è morto, non ci sono dubbi che questa tragedia potesse essere evitata con una maggiore maturità di chi lo aveva in custodia. Però, in questo momento di dolore, il silenzio e la riflessione da parte di tutti sono necessari.

Perché c’è chi ama Thomas più della sua vita nonostante l’errore e probabilmente non può darsi pace, c’è chi ama Thomas e non ha alcuna responsabilità per la sua morte. E poi c’è Thomas, che amava i suoi genitori e si fidava di loro. Probabilmente era felice di correre con quella mini moto e forse era pure bravo. Magari sarebbe diventato un campione, un nuovo Valentino Rossi, e nessuno avrebbe avuto da ridire se il padre a quattro anni lo aveva messo su una mini moto, perché quel maledetto muretto non si sarebbe frapposto tra lui e la sua vita. Chissà in quanti vedendolo in sella hanno detto “che bravo, così piccolo”, invece di far riflettere il padre sulla pericolosità di quell’azione o di denunciare alle autorità. Gli stessi che magari adesso puntano il dito.

Non è una difesa, l’errore è evidente, ma quell’angioletto, Thomas, ora merita rispetto e silenzio. Saranno le aule del tribunale ad esprimere giudizi, i giudici decideranno chi ha sbagliato e in che misura il responsabile del piccolo dovrà pagare per il suo errore.

22.7 C
Palermo

Seguici sui social