Schangai, la storica trattoria della Vucciria che ispirò Guttuso

Dove il mercato incontrava l’arte: la storia della trattoria che ha segnato un’epoca a Palermo

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“Ti sposo appena si asciugano le balate della Vucciria!”. Fino agli anni ‘70, questa frase riecheggiava tra i vicoli del mercato più iconico di Palermo. Un modo di dire che sottolineava l’impossibilità dell’evento: le basole della Vucciria erano sempre bagnate, tra pesci freschi irrorati d’acqua e frutta innaffiata per mantenerne la brillantezza.

In questo scenario, affacciata su Piazza Caracciolo, c’era un locale dal nome esotico: la Trattoria Schangai. Non gridate all’errore, nell’insegna c’era scritto proprio così, con tanto di C. Un piccolo ristorante che ha lasciato il segno nella memoria della città e che merita di essere raccontato. A farlo è stato lo staff di Palermo Rewind, in un reel che in poche ore è diventato virale.

Dal mare alla Vucciria: la nascita di Schangai

A fondare la trattoria, negli anni ‘50, fu Peppino Calí, un cuoco di bordo che aveva viaggiato per il mondo. Durante una sosta in Cina, rimase affascinato dai colori e dalla vitalità di Shanghai, ritrovandovi la stessa energia della Vucciria. Fu così che, tornato a Palermo, decise di aprire il suo locale e di battezzarlo Schangai — con una “C” in più per errore. Solo dopo un po’ di tempo qualcuno se ne accorse, e la scritta venne corretta.

Vucciria Schangai
Archivio Sergio Casisa

La trattoria divenne presto un punto di riferimento per artisti, attori del Teatro Biondo, scrittori e cantanti lirici del Teatro Massimo. Un luogo dove la cultura si intrecciava con il gusto, tra piatti tipici e un’atmosfera che sapeva di autenticità.

Un paniere tra il mercato e la cucina

Una delle peculiarità più affascinanti di Schangai era il modo in cui si riforniva degli ingredienti freschi: il cameriere calava un paniere nel mercato sottostante, e da lì risalivano pesce, carne e verdure, pronti per essere trasformati in piatti indimenticabili. Un sistema semplice, ma che rendeva il legame tra la trattoria e la Vucciria ancora più stretto.

Archivio Sergio Casisa

Guttuso e la Vucciria: l’ispirazione a tavola

Nel 1974, Renato Guttuso affittò un tavolo della trattoria per un’intera settimana. Seduto lì, tra il via vai dei clienti e il vociare del mercato, tracciò schizzi e appunti che avrebbero dato vita a “La Vucciria”, il suo celebre dipinto. Un’opera che ha immortalato per sempre il cuore pulsante del mercato palermitano.

Archivio Sergio Casisa

Quando la Vucciria non dormiva mai

Sapori, odori, colori. La trattoria Schangai era una tappa obbligata per chiunque volesse respirare la vera anima della Vucciria. Proprio come la storica brioche con la panna del Panificio Cimino, altra istituzione del quartiere.

Oggi, il mercato ha perso parte del suo antico splendore, ma il ricordo di quei tempi è ancora vivido nei racconti di chi li ha vissuti. Perché quando il cuore della città batteva forte, il basolato della Vucciria non si asciugava mai.