Stando al racconto della figlia, la signora Ruggia di Menfi, affetta da diverse patologie pregresse tra cui cardiopatia ischemica, carcinoma mammario e diabete, sarebbe rimasta su una barella del pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia di Palermo per 8 giorni, dal 10 al 18 dicembre, in attesa di un posto letto in reparto. Solo il 19 dicembre è stata trasferita in Medicina Generale, ma le sue condizioni erano ormai critiche. Il giorno successivo, la donna è deceduta.
“Potrebbe avere contratto un’infezione in ospedale”, afferma la figlia, che assistita dall’avvocato Andrea Dell’Aira, ha presentato una denuncia alla Procura di Palermo. La polizia ha sequestrato le cartelle cliniche e disposto l’autopsia sulla salma.
Romina Gelardi punta il dito contro la gestione del ricovero della madre: “Non sono state considerate le sue condizioni cliniche. È stata tenuta al pronto soccorso senza adeguata terapia antibiotica preventiva, esponendola a un ambiente sanitario non idoneo”. La figlia sostiene inoltre che i medici non avrebbero diagnosticato tempestivamente una sospetta sepsi, “ignorando i più che evidenti segni, tra cui la protratta assenza di stimolo ad urinare”.
La famiglia denuncia anche la mancanza di comunicazione e assistenza: “Non ci è stato consentito di assistere nostra madre. Ci dicevano che attendevano che si liberasse un posto in reparto. Poi, quando il posto è stato disponibile, una dottoressa ci ha detto che le sue condizioni erano molto gravi. Ventiquattrore dopo è arrivata la telefonata che era morta”.
L’Asp di Palermo ha avviato un’indagine interna per verificare eventuali responsabilità nella gestione del caso. L’azienda sanitaria ha assicurato il massimo rigore nell’indagine, che riguarderà l’intero sistema dell’emergenza-urgenza, e ha garantito che le dichiarazioni della figlia saranno verificate attentamente.