Stadio Barbera terra di conquista: ostinazione e superbia i mali del Palermo

Un'altra sconfitta casalinga per una società che al momento sembra mirare solo a consolidarsi creando strutture, divulgando brand e alimentando marketing

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Alessio Dionisi
Alessio Dionisi

Un vecchio detto popolare recita: la convinzione è peggio della malattia. Le dichiarazioni post partita di Dionisi e Insigne confermano proprio questo. Sapere che il Cittadella avrebbe fatto quel tipo di partita e non trovare l’antidoto è una colpa. Parlare di occasioni create quando esse sono frutto dell’invenzione di un calciatore e non della coralità della squadra vuol dire avere una idea del gioco del calcio diversa dal dovere esprimere le trame della partita in undici.

Parlare di sfortuna quando non si alza la testa per vedere che c’è un compagno libero è un esercizio labiale di difficile comprensione. Ostinazione, e superbia, ma anche perseveranza nel commettere sempre gli stessi errori: questi i mali del Palermo nel quale non si deve individuare un solo colpevole ma la totalità degli attori che dopo ogni partita recitano la stessa commedia.

Ostinazione da parte del tecnico che continua nel suo credo con una intransigenza tattica che è divenuta il punto debole sul quale gli avversari costruiscono i loro successi. Perseveranza da parte di più di un giocatore nel cercare la gloria personale anteponendola al bene della squadra. Superbia da parte di una società silente fino all’inverosimile che invece di mettere in campo le proprie potenzialità manageriali lascia che tutto scorra quasi ad omaggiare un dogma della nostra Sicilia tanto cara al Verga: “calati iuncu ca passa la china”.

Non ci siamo, proprio no. Non è questo lo spettacolo a cui i tifosi avevano sognato di assistere all’arrivo del ricco gruppo del CFG. Troppe amarezze al Barbera, divenuto terra di conquista per tanti e nessun obiettivo dichiarato se non quello di consolidarsi creando strutture, divulgando brand e alimentando marketing. La percezione di una stanchezza serpeggiante tra la gente è ampiamente percepita dai media ma non dalla proprietà che dovrebbe intervenire a gamba tesa invece di spendere soldi, tanti, in maniera poco remunerativa in termini sportivi. Alla gente interessa il risultato del campo e se il prossimo dovesse resuscitare il derelitto Frosinone la contestazione sarà inevitabile.