Alla fine dell’Ottocento, la spiaggia di Mondello, oggi un simbolo della mondanità palermitana, era un angolo selvaggio e isolato, una distesa di sabbia battuta dal vento e circondata da dune. Fu l’ingegnere Luigi Scaglia, un visionario imprenditore siciliano, a vedere in quel paesaggio un potenziale inestimabile. Immaginò un futuro roseo per Mondello, sognando una spiaggia accessibile a tutti, dotata di moderni servizi, collegata al centro di Palermo da una linea tranviaria, immersa in viali alberati e costellata di eleganti villette a due passi dal mare.
Scaglia si dedicò anima e corpo a questo progetto. Realizzò una delle prime ville della zona, un segnale tangibile di quella visione che presto avrebbe dovuto trasformare Mondello in una località balneare d’élite. Progettò uno stabilimento balneare per accogliere i cittadini palermitani, lontano dal caos urbano, in un contesto raffinato e tranquillo. Per anni lavorò instancabilmente, coinvolgendo architetti e urbanisti, e riuscì a dare vita a un piano dettagliato che comprendeva non solo lo sviluppo della spiaggia, ma anche la creazione di un tessuto urbano che integrasse natura e architettura in perfetta armonia.
Tuttavia, nonostante la meticolosità e la passione con cui l’ingegnere portò avanti il progetto, il sogno gli fu infine sottratto. Problemi burocratici, ostacoli economici e l’intervento di altri poteri fecero sì che il frutto del suo lavoro passasse nelle mani di imprenditori provenienti dal Belgio. E quel futuro luminoso che Scaglia aveva immaginato per Mondello si realizzò, ma non secondo i suoi piani.
Oggi, camminando lungo la spiaggia di Mondello, tra le ville e il lungomare, si può ancora percepire l’ombra di quel sogno. Un sogno rubato. L’ingegnere Scaglia si tolse la vita.
Il racconto completo, con diversi spunti tratti dal libro dell’architetto Giuseppina Leone, nella seconda parte della miniserie “Mondello, il sogno rubato”. CLICCA QUI per vederla gratuitamente sulla pagina Palermo Rewind, dove troverai anche la prima parte.