Una vera e propria centrale di droga e spaccio, un quartiere caldissimo al centro degli interessi delle organizzazioni criminali. Un business che è stato stimato in circa 2 milioni di euro l’anno che sta scatenando guerre per il controllo delle attività criminali legate allo spaccio.
Lo Sperone di Palermo, ieri scenario di sangue per l’omicidio di Gaetano Romano, favoreggiatore della famiglia mafiosa di corso dei Mille e uomo di fiducia di Antonino Lo Nigro, detto U Ciolla, è al centro di continue indagini e blitz negli ultimi anni proprio per gli interessi della malavita. Lo Nigro nel 2020, dopo una scarcerazione, si sarebbe ripreso la piazza e il controllo degli stupefacenti, così come venne fuori dalle indagini di un blitz del 2022 che portò a 31 arresti e alla ricostruzione della lista degli affiliati della famiglia mafiosa di corso Dei Mille.
Allo Sperone la droga – soprattutto l’hashish, la cocaina e il crack – scorre a fiumi. E per spacciarla c’è un’organizzazione ben strutturata che fa i turni h24, anche davanti alle scuole. Tonino Lo Nigro, nome di cui parlarono anche i collaboratori di giustizia Vito Galatolo, Sergio Macaluso, Francesco Colletti e Antonino Pipitone, è cugino di Cosimo Lo Nigro, boss che fece parte del commando che uccise don Pino Puglisi nel vicino quartiere di Brancaccio e che organizzò le stragi del 1993. Al ritorno dal carcere, Tonino avrebbe contato sull’aiuto di Giancarlo Romano, il 37enne ucciso ieri, «uno dei suoi più fidati collaboratori» che gli avrebbe dato una mano «a riprendersi il territorio».
E poi c’è Alessio Salvo Caruso, amico di Romano ferito gravemente dopo il conflitto a fuoco di ieri sera e ricoverato all’ospedale Buccheri La Ferla. Anche lui è un volto noto alle forze dell’ordine. A suo carico una rapina a mano armata ad Aspra che lo portó in carcere nel 2015. Un colpo che fruttó circa 150 euro scoperto dai carabinieri per il suo battesimo da detenuto.